Alcuni vedono il Movimento Cinque Stelle (M5S) come una forza destabilizzante che, rifiutando di allearsi con i partiti tradizionali, ha bloccato la politica italiana per anni. Altri lo vedono come un gruppo eccentrico ma originale che si preoccupa genuinamente della corruzione, dell’ambiente e dell’uso della tecnologia digitale per dare alla gente comune una voce nella politica. A seconda del punto di vista, il referendum online dei membri del M5S tenutosi il 13-14 agosto è stato o un trionfo o un disastro, perché ha abbandonato due dei suoi principi fondamentali.
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Il M5S ha votato con quattro voti contro uno per modificare una regola che limita i membri a un totale di due mandati in tutte le cariche elettive. D’ora in poi, il servizio come consigliere locale non conterà – un cambiamento che permetterà a Virginia Raggi, sindaco di Roma e precedentemente consigliere comunale, di candidarsi per un secondo mandato. Il movimento ha anche votato 60% a 40% per abbandonare la sua opposizione alle alleanze formali con i partiti tradizionali, almeno a livello locale. Ciò significa che il M5S può collegarsi con il suo partner di coalizione di governo, il Partito Democratico (PD) di centro-sinistra, alle elezioni comunali del 20-21 settembre. Il sondaggio rappresenta un passo indietro rispetto al populismo in un paese che è stato pioniere fin da quando Silvio Berlusconi, un magnate dei media, è salito al potere negli anni ’90.
Il limite di due mandati è stato centrale per l’affermazione dei Cinque Stelle che la gente comune fa politici migliori dei presunti professionisti corrotti. Ma l’abbandono del tabù sulle alleanze potrebbe avere più effetto. È visto come un passo verso una partnership a lungo termine con il PD, che è emerso dai partiti che includevano gli ex comunisti. Nella regione Liguria, che vota anch’essa il mese prossimo, i due partiti si sono già accordati su un candidato comune a governatore: Ferruccio Sansa, un giornalista. “Quello che vogliamo fare in questa campagna è mettere la carne sulle ossa di una coalizione che fino ad ora è esistita in gran parte sulla carta”, dice.
In qualche modo i tempi sono maturi. L’altro movimento populista italiano, la Lega Nord di estrema destra, è in profonda difficoltà. I suoi voti nei sondaggi sono crollati dal 37% della scorsa estate a meno del 25%. Molti dei suoi seguaci sono passati a sostenere il partito Fratelli d’Italia (FdI), guidato (nonostante il nome) da una donna, Giorgia Meloni. Il FdI, che ha radici nel movimento neofascista italiano, è conservatore come la Lega, ma più convenzionale e meno ostile all’UE.
La Meloni non ama i social media come il leader della Lega, Matteo Salvini, né le trovate pubblicitarie che hanno minato la sua credibilità. (L’anno scorso ha suonato l’inno nazionale mentre faceva il DJ a torso nudo in un locale sulla spiaggia, circondata da ballerine in bikini). La critica ininterrotta del signor Salvini al governo per la sua gestione del covid-19 sembra anche essergli costata il sostegno. Anche la Meloni ha criticato, ma è sembrata più responsabile.
“È più sottile di Salvini e sa meglio come giocare”, dice Sofia Ventura dell’Università di Bologna. Ma, nota, la Meloni condivide molte delle idee della Lega, come l’odio per l’immigrazione e le teorie cospirative su George Soros, un filantropo miliardario. Tra la Lega e FdI, “quasi il 40% degli italiani sostiene la destra radicale”.
Molto dipenderà da come la coalizione di governo di Giuseppe Conte gestirà i soldi della ripresa UE che stanno per attraversare l’Italia. Se il PD e il M5S riusciranno a rimanere in carica fino a quando i fondi cominceranno a fluire l’anno prossimo, otterranno un formidabile strumento di clientelismo. Ma il vantaggio finanziario è ancora dei loro avversari, che hanno ricchi finanziatori. Il signor Sansa lo ha scoperto quando ha cercato di ingaggiare un comico per un comizio elettorale: “Mi ha detto che gli erano già stati offerti più soldi dall’altra parte che io per tutta la campagna”. ■
Questo articolo è apparso nella sezione Europa dell’edizione cartacea con il titolo “Benvenuto nella politica normale”