Un arabesco è un pezzo di musica particolarmente decorativo, spesso destinato a rappresentare il carattere dell’architettura araba.
Tra i lettori di questo sito che suonano il pianoforte, molti di voi avranno sicuramente affrontato almeno uno dei deliziosi Deux Arabesques di Debussy.
Se l’avete fatto, vi siete mai chiesti cosa c’è di particolarmente ‘arabesco’ in questi pezzi? Non ricordano nessun tipo di musica araba familiare: canzoni di corte floride e modali o danze popolari, o l’estasi fluttuante di un Muezzin che canta.
I Deux Arabesques di Debussy
Quasi certamente Debussy pensava, come l’artista Edgar Degas, al balletto classico, e in particolare alle ballerine squisitamente fragili (o almeno dall’aspetto fragile) che eseguivano il movimento chiamato “arabesque”.
La ballerina sta in piedi su una gamba, forse in punta, con l’altra gamba girata e distesa dietro il corpo. Le braccia, similmente tenute dritte, esaltano l’elegante, impossibile geometria del tutto.
Quella parola ‘geometria’ è un indizio delle origini del termine. Molta arte islamica è famosa per aver evitato la rappresentazione figurativa. Erano permessi solo modelli astratti e decorativi. Ma, come spesso accade quando la libertà creativa è limitata, l’immaginazione fiorisce all’interno del terreno limitato che le è concesso.
Gli europei erano spesso contemporaneamente inorriditi (che rigore spietato!) e colpiti (che bellezza intricata!), e cercavano di imitarlo – con risultati contrastanti. Una conseguenza fu l’arabesco ballistico; un’altra fu la nozione romantica di ‘arabesco’ come qualcosa di selvaggio e follemente florido.
L’Arabeske di Schumann, Op.18, prende il termine per indicare qualcosa di esplosivo, semi-frammentario, volatile – che non potrebbe essere molto più lontano dall’estetica matematico-teologica di molta arte islamica medievale.
Ma per uno di quegli strani scherzi del destino artistico, gli arabeschi quasi-balletici di Debussy si sono trasformati in qualcosa di molto più vicino alla “cosa reale”.
Allegato alla sua fascinazione per la musica popolare spagnola di influenza araba, il genio decorativo di Debussy aiutò a creare il mondo sonoro squisitamente modellato e profumato della sua Ibèria orchestrale, che a sua volta mostrò a compositori spagnoli come Manuel de Falla come attingere sia al loro patrimonio europeo che a quello arabo per creare uno stile nazionale potente e altamente evocativo.
Gli arabeschi intensamente poetici delle Notti nei giardini di Spagna di Falla attingono in parte a qualcosa di genuino, in parte a una risposta creativa a un malinteso creativo. Ma non è così che nascono molte delle migliori idee nell’arte?
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta nel numero di aprile 2015 di BBC Music Magazine