Drago, mostro leggendario solitamente concepito come un’enorme lucertola o serpente squamoso, con ali di pipistrello e sputa fuoco e coda spinata. La credenza in queste creature è nata apparentemente senza la minima conoscenza da parte degli antichi dei giganteschi rettili preistorici simili a draghi. In Grecia la parola drakōn, da cui è derivata la parola inglese, era usata originariamente per qualsiasi grande serpente (vedi serpente marino), e il drago della mitologia, qualunque forma abbia assunto in seguito, è rimasto essenzialmente un serpente.
In generale, nel mondo mediorientale, dove i serpenti sono grandi e mortali, il serpente o drago era simbolo del principio del male. Così, il dio egiziano Apepi, per esempio, era il grande serpente del mondo delle tenebre. Ma i greci e i romani, pur accettando l’idea mediorientale del serpente come potenza malvagia, a volte concepivano anche i draghi come potenze benefiche – abitanti dagli occhi aguzzi nelle parti interne della Terra. Nel complesso, tuttavia, la reputazione malvagia dei draghi era la più forte, e in Europa sopravvisse all’altra. Il cristianesimo confuse le antiche divinità benevole e malevole dei serpenti in una condanna comune. Nell’arte cristiana il drago divenne il simbolo del peccato e del paganesimo e, come tale, fu raffigurato prostrato sotto i talloni dei santi e dei martiri.
La forma del drago varia dai tempi più antichi. Il drago caldeo Tiamat aveva quattro zampe, un corpo squamoso e le ali, mentre il drago biblico dell’Apocalisse, “il vecchio serpente”, aveva molte teste come l’Idra greca. Poiché non solo possedevano qualità protettive e di terrore, ma avevano anche effigi decorative, i draghi furono presto usati come emblemi di guerra. Così, nell’Iliade, il re Agamennone aveva sul suo scudo un serpente blu a tre teste, proprio come i guerrieri nordici in tempi successivi dipingevano draghi sui loro scudi e scolpivano teste di drago sulle prue delle loro navi. In Inghilterra, prima della conquista normanna, il drago era il capo delle insegne reali in guerra, essendo stato istituito come tale da Uther Pendragon, padre di re Artù. Nel XX secolo il drago è stato ufficialmente incorporato nello stemma del principe del Galles.
In Estremo Oriente, il drago è riuscito a mantenere il suo prestigio ed è conosciuto come una creatura benefica. Il drago cinese, il polmone, rappresentava lo yang, il principio del cielo, dell’attività e della mascolinità nello yin-yang della cosmologia cinese. Dai tempi antichi, era l’emblema della famiglia imperiale, e fino alla fondazione della repubblica (1911) il drago adornava la bandiera cinese. Il drago arrivò in Giappone con gran parte del resto della cultura cinese, e lì (come ryū o tatsu) divenne capace di cambiare le sue dimensioni a volontà, fino a diventare invisibile. Sia i draghi cinesi che quelli giapponesi, sebbene considerati come poteri dell’aria, sono di solito senza ali. Sono tra le forze della natura divinizzate nel taoismo.
Il termine drago non ha un significato zoologico, ma è stato applicato nel nome generico latino Draco a un certo numero di specie di piccole lucertole che si trovano nella regione indo-malese. Il nome è anche popolarmente applicato al monitor gigante, Varanus komodoensis, scoperto a Komodo, in Indonesia.