Vennero trovate nuove prove che incriminavano un altro ufficiale, ma fu assolto da una corte marziale. Dreyfus fu comunque autorizzato a tornare in Francia nel 1899 per presentare il suo caso alla Corte Suprema. Questa richiese una nuova corte marziale e Dreyfus fu nuovamente dichiarato colpevole. Tale fu il clamore tra i suoi sostenitori che il presidente Émile Loubet lo graziò pochi giorni dopo.
Ma una buona parte dell’opinione pubblica lo considerava ancora colpevole. Quando partecipò al funerale di Zola nel 1902, fu ferito in un tentativo di assassinio. Infine, nel 1903, un nuovo governo di centro-sinistra ordinò alla Corte Suprema di rivedere le conclusioni della corte marziale del 1899. Nel 1906, Dreyfus fu finalmente vendicato.
Evidentemente è più facile celebrare il centenario di quel trionfo della giustizia di quanto non lo sia stato mettere in luce gli anniversari precedenti di momenti meno incoraggianti della vicenda. Nel 1994, 100 anni dopo l’imputazione di Dreyfus, uno storico dell’esercito francese ha messo in dubbio l’innocenza di Dreyfus definendola “la tesi” ormai generalmente accettata dagli storici. E nel 1999, il centenario della seconda corte marziale, l’esercito non fece alcun mea culpa.
Una novità della mostra al Museo dell’Arte e della Storia dell’Ebraismo, che continua fino al 1 ottobre, è l’enfasi della mostra su Dreyfus stesso. Spesso ritratto come un osservatore impassibile della sua tragedia, qui è presentato come un fervente campione della sua innocenza.
Questa è anche la tesi di una nuova biografia, “Alfred Dreyfus: l’onore di un patriota”, di Vincent Duclert, uno storico francese che ha organizzato la mostra con Anne Hélène Hoog, una curatrice del museo.
Inoltre, in quello che sembra un valoroso tentativo di chiudere l’Affare Dreyfus, il signor Duclert ha ora proposto che i resti di Dreyfus siano deposti accanto a quelli di Zola nel Panthéon, l’ultima dimora degli eroi repubblicani francesi. Qualsiasi decisione dovrebbe essere presa dal presidente Jacques Chirac, che avrebbe invece deciso di presiedere una cerimonia speciale all’École Militaire per l’anniversario mercoledì prossimo.
In ogni caso, Jean-Louis Lévy, nipote di Dreyfus, ritiene che il momento non sia ancora maturo per spostare i resti.