Fair Deal, nella storia degli Stati Uniti, il programma di riforma interna liberale del presidente Harry S. Truman, i cui principi di base aveva delineato già nel 1945. Nel suo primo messaggio del dopoguerra al Congresso quell’anno, Truman aveva chiesto un’espansione della sicurezza sociale, una nuova legislazione sui salari e gli orari e sugli alloggi pubblici, e un Fair Employment Practices Act permanente che avrebbe impedito la discriminazione razziale o religiosa nelle assunzioni. Il Congresso era preoccupato per i problemi dell’inflazione e della conversione del paese in un’economia del tempo di pace, tuttavia, e prestò poca attenzione alle proposte. Nel 1946 il Congresso approvò l’Employment Act, affermando chiaramente la responsabilità del governo per il mantenimento della piena occupazione e istituendo un Consiglio dei Consulenti Economici composto da tre membri per assicurare un’economia nazionale sempre sana. Dopo la sua vittoria a sorpresa alle urne nel novembre 1948, Truman riaffermò (20 gennaio 1949) le sue proposte di riforma con il motto Fair Deal. L’81° Congresso, attento all’economia, accetterà di legiferare solo alcune delle raccomandazioni del presidente: aumenterà il salario minimo, promuoverà lo sgombero delle baraccopoli ed estenderà i sussidi di vecchiaia ad altri 10.000.000 di persone.