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Idi di marzo

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I romani non numeravano ogni giorno di un mese dal primo all’ultimo giorno. Invece, contavano a ritroso da tre punti fissi del mese: le Nones (il 5 o il 7, nove giorni inclusi prima delle Idi), le Idi (il 13 per la maggior parte dei mesi, ma il 15 in marzo, maggio, luglio e ottobre), e le Calende (1 del mese successivo). Originariamente le Idi dovevano essere determinate dalla luna piena, riflettendo l’origine lunare del calendario romano. Nel calendario più antico, le Idi di marzo sarebbero state la prima luna piena del nuovo anno.

Osservanze religioseModifica

Pannello ritenuto raffigurante la Mamuralia, da un mosaico dei mesi in cui marzo è posizionato all’inizio dell’anno (prima metà del III secolo d.C., da El Djem, Tunisia, nell’Africa romana)

Le Idi di ogni mese erano sacre a Giove, divinità suprema dei Romani. Il Flamen Dialis, sommo sacerdote di Giove, conduceva la “pecora delle Idi” (ovis Idulis) in processione lungo la Via Sacra fino all’arx, dove veniva sacrificata.

Oltre al sacrificio mensile, le Idi di marzo erano anche l’occasione della festa di Anna Perenna, una dea dell’anno (latino annus) la cui festa concludeva originariamente le cerimonie del nuovo anno. Il giorno era celebrato con entusiasmo tra la gente comune con picnic, bevute e baldoria. Una fonte della tarda antichità colloca anche la Mamuralia alle Idi di marzo. Questa osservanza, che ha aspetti del capro espiatorio o del rituale greco antico del pharmakos, comportava il pestaggio di un vecchio vestito con pelli di animali e forse la sua cacciata dalla città. Il rituale potrebbe essere stato una festa del nuovo anno che rappresentava la cacciata dell’anno vecchio.

Nel successivo periodo imperiale, le Idi iniziarono una “settimana santa” di feste che celebravano Cibele e Attis, essendo il giorno in cui Canna intrat (“Il canneto entra”), quando Attis nacque e fu trovato tra le canne di un fiume frigio. Fu scoperto da pastori o dalla dea Cibele, che era anche conosciuta come la Magna Mater (“Grande Madre”) (le narrazioni differiscono). Una settimana dopo, il 22 marzo, la solenne commemorazione di Arbor intrat (“L’albero entra”) commemorava la morte di Attis sotto un pino. Un collegio di sacerdoti, i dendrophoroi (“portatori di alberi”) tagliavano annualmente un albero, vi appendevano un’immagine di Attis e la portavano al tempio della Magna Mater con lamenti. Il giorno fu formalizzato come parte del calendario romano ufficiale sotto Claudio (d. 54 d.C.). Seguì un periodo di lutto di tre giorni, che culminò con la celebrazione della rinascita di Attis il 25 marzo, la data dell’equinozio di primavera del calendario giuliano.

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