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John Lennon – i suoi 10 più grandi brani da solista

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Il lavoro da solista di Lennon rientrava in due categorie. C’erano le grida politiche arrabbiate e viscerali che cercavano di strappare la pace ai leader del mondo solo con un canto nudo e crudo, e c’erano le melodie pop sentimentali. Per celebrare un talento come nessun altro, abbiamo classificato le sue dieci migliori canzoni da solista…

10 ‘Instant Karma’

Scritta mentre era ancora pubblicamente un membro dei Beatles (anche se aveva annunciato la sua partenza interna diversi mesi prima), ‘Instant Karma’ è stata una delle prime incursioni da solista di Lennon – sostenuto dalla Plastic Ono Band di Yoko – e una che è stata immediatamente in faccia alle persone, chiedendo loro di prestare attenzione al suo messaggio di pace. “A cosa stai pensando nel mondo/ Ridendo in faccia all’amore?” John inveisce su melodie in stile gospel così alte che ti dimentichi quasi che sta maledicendo quelli che non sono d’accordo.

9 ‘Woman’

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L’aggiornamento di Lennon di ‘Girl’ dei Beatles divenne il suo tragico canto del cigno, arrivando al numero uno dopo la sua morte nel dicembre 1980. Il sottile schmaltz della canzone è stato spazzato via dal dolore globale e ‘Woman’ è diventata la canzone che la generazione di fine anni ’80 ha associato alla perdita di un colosso della cultura pop. E questo tipo di peso rende ‘Woman’ molto più di un altro dolce Yok-ode.

8 ‘Watching The Wheels’

“Sono solo seduto qui a guardare le ruote che girano e girano/ Mi piace molto guardarle rotolare/ Non sono più in sella alla giostra/ Ho dovuto lasciarla andare”. Per metà degli anni ’70, John era felice di essere un marito casalingo a New York, e “Watching The Wheels” era la sua spensierata replica a tutti quelli che lo consideravano pazzo per essere uscito dalla corsa al successo del rock’n’roll. Inserita spudoratamente nel suo ultimo album ‘Double Fantasy’, era la sua spudorata ammissione che, quando voleva, poteva scrivere splendide canzoni pop usa e getta mentre cambiava i pannolini con la mano che gli avanzava.

7 ‘Mind Games’

Tutto in coro, la title track dell’album di Lennon del 1973 iniziava alla grande e diventava solo più grande, come se Lennon fosse convinto di poter far sparire la guerra dall’esistenza. Piena di “druidi”, “guerriglieri della mente” e “ruota karmica”, assomigliava anche a una più euforica ‘I Am The Walrus’.

6 ‘Happy Xmas (War Is Over)’

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Lennon non ha mai avuto intenzione di far suonare le campane delle slitte e fare ho-ho-ho per un singolo di Natale. Invece ha lanciato una sfida a noi pigroni gonfi di torta di mele e di germogli. “Così questo è il Natale e cosa avete fatto”, ha sogghignato, sapendo che la maggior parte avrebbe risposto “quattro ore di Call Of Duty e mezzo anello di gamberetti, grazie”. L’effetto è stato la canzone più profonda su cui farete mai una conga natalizia.

5 ‘Gimme Some Truth’

Più o meno come il flusso di coscienza in rima di ‘Give Peace A Chance’, ‘Gimme Some Truth’ trovò Lennon che sputava ira con la lingua contro i “nevrotici, politici nevrotici, psicotici e con la testa di maiale”, “piccoli sciovinisti accondiscendenti della mamma” e altro ancora, mentre cercava di setacciare il vortice delle stronzate dei media per trovare la luce alla fine del tunnel. Scorn non ha mai suonato così bene.

4 ‘Oh My Love’

Uno dei vantaggi di avere una delle più grandi voci della storia della musica è che non hai bisogno di molti abbellimenti per creare un assoluto strappacuore. Come la morbida e spartana “Julia” dei Beatles – l’ode di John a sua madre – “Oh My Love” è ridotta all’osso; poco più di una semplice linea di chitarra (suonata da George Harrison), pianoforte e la voce di Lennon, è tutta emozione, messa a nudo e cruda. Sì, ovviamente si tratta di Yoko.

3 ‘Jealous Guy’

John Lennon: clown sicuro di sé, attivista spirituale, a volte violento aggressore, anima tormentata. È giusto dire che il cantante aveva più della sua giusta quota di tratti di personalità che lottavano per il dominio. ‘Jealous Guy’ – una delle più belle ballate per pianoforte di Lennon – mette sul tavolo alcuni di questi difetti e manie e mostra il lato umano di un uomo visto da molti come un semidio. “Mi sentivo insicuro/ Potresti non amarmi più”, ammette. “

2 ‘Imagine’

Una delle canzoni più iconiche e famose di sempre, ‘Imagine’ dimostra il potere di un messaggio semplice e positivo, eseguito bene. Adottata come un inno per la pace, il suo testo di unità e unione è riuscito in qualche modo a non diventare sdolcinato nonostante sia stato usato per fare da colonna sonora a ogni campagna emotiva dalla sua uscita nel 1971. Si può dire che è un sognatore, ma il tempo ha dimostrato che non è l’unico.

1 ‘#9 Dream’

Si colloca da qualche parte tra l’onirismo strambo del brano retrospettivo dei Beatles del 1995 ‘Free As A Bird’, le contorte idee melodiche di ‘A Day In The Life’ e la spirituale produzione solista di George Harrison, ‘#9 Dream’ fluttua dentro e fuori la coscienza, incentrata su una frase farfugliata (“ah böwakawa poussé, poussé”) che gli venne in mente mentre dormiva. Se gran parte della produzione solista di Lennon aveva un’agenda – che fosse politica o per rendere Yoko un po’ più simpatica a tutti – allora questa era una gioiosa fetta di malinconico, mistico e bellissimo nonsense, e tanto meglio per questo.

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