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Maledizione del fico

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Icona bizantina della maledizione del fico.

La maggior parte degli studiosi crede che Marco sia stato il primo vangelo e sia stato usato come fonte dagli autori di Matteo e Luca. Nelle scritture ebraiche il popolo d’Israele è talvolta rappresentato come un fico su un albero di fico (Osea 9:10, Geremia 24), o un albero di fico che non porta frutti (Geremia 8:13), e in Michea 4:4 l’epoca del messia è raffigurata come quella in cui ogni uomo si sarebbe seduto sotto il suo fico senza paura; la maledizione del fico in Marco e Matteo e il racconto parallelo in Luca sono quindi simbolicamente diretti contro gli ebrei, che non avevano accettato Gesù come re. A prima vista la distruzione del fico non sembra adattarsi al comportamento di Gesù altrove, ma i racconti dei miracoli sono diretti contro la proprietà piuttosto che contro le persone, e formano un “atto profetico di giudizio”. In Why I Am Not a Christian, Bertrand Russell ha usato il racconto per contestare la grandezza di Gesù.

Vangelo di Marco, 11:12-25Modifica

Mark usa la maledizione del fico sterile per mettere in parentesi e commentare la sua storia del tempio ebraico: Gesù e i suoi discepoli sono in viaggio verso Gerusalemme quando Gesù maledice un fico perché non porta frutto; a Gerusalemme scaccia i cambiavalute dal tempio; e la mattina dopo i discepoli trovano che il fico è appassito e morto, con il messaggio implicito che il tempio è maledetto e appassirà perché, come il fico, non è riuscito a produrre il frutto della giustizia. L’episodio si conclude con un discorso sul potere della preghiera, portando alcuni studiosi a interpretare questo, piuttosto che l’aspetto escatologico, come il suo motivo principale, ma al versetto 28 Marco fa usare di nuovo a Gesù l’immagine del fico per rendere chiaro che Gerusalemme cadrà e la nazione ebraica sarà portata alla fine prima che la loro generazione passi.

Vangelo di Matteo, 21:18-22Edit

Matthew comprime il racconto diviso di Marco in un unico racconto. Qui l’albero di fico appassisce subito dopo che la maledizione è stata pronunciata, portando la narrazione in avanti all’incontro di Gesù con il sacerdozio ebraico e la sua maledizione contro di loro e il tempio. Gesù risponde alle espressioni di meraviglia dei discepoli con un breve discorso sulla fede e la preghiera, e mentre questo rende meno chiaro che il fico morto è collegato al destino del tempio, in Matteo 24:32-35 l’autore segue da vicino Marco nel presentare la “lezione” (in greco, parabole) dell’albero che germoglia come un segno della venuta certa del Figlio dell’Uomo.

Vangelo di Luca, 13:6-9Modifica

Luke sostituisce il miracolo con la parabola del fico sterile, probabilmente proveniente dallo stesso corpo di tradizione che sta dietro Marco. Gesù e i discepoli sono in viaggio verso Gerusalemme quando sentono parlare della morte dei galilei, e Gesù dà agli eventi un’interpretazione profetica attraverso una parabola: un uomo piantò un fico aspettandosi che portasse frutti, ma nonostante le sue visite rimase sterile; la pazienza del proprietario si esaurì, ma il giardiniere supplicò un po’ più di tempo; il proprietario acconsentì, ma la questione se l’albero avrebbe portato frutti, cioè atti che manifestano il Regno di Dio, è lasciata in sospeso. Luca fa terminare a Gesù la sua storia con un avvertimento che se i seguaci non si pentiranno periranno.

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