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Serapis

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Serapis, scritto anche Sarapis, divinità greco-egiziana del Sole incontrata per la prima volta a Memphis, dove il suo culto era celebrato in associazione con quello del sacro toro egizio Apis (che era chiamato Osorapis da morto). Era quindi originariamente un dio degli inferi, ma fu reintrodotto come una nuova divinità con molti aspetti ellenici da Tolomeo I Soter (regnato 305-284 a.C.), che centrò il culto della divinità ad Alessandria d’Egitto.

Il Serapeo di Alessandria era il più grande e conosciuto dei templi del dio. La statua di culto vi rappresentava Serapide come una figura vestita e barbuta regalmente in trono, con la mano destra appoggiata su Cerbero (il cane a tre teste che sorveglia la porta degli inferi), mentre la sinistra teneva uno scettro sollevato. Gradualmente Serapide divenne venerato non solo come dio del sole (“Zeus Serapide”) ma anche come signore della guarigione e della fertilità. Il suo culto si stabilì a Roma e in tutto il Mediterraneo, seguendo le rotte commerciali ed essendo particolarmente importante nelle grandi città commerciali. Tra gli gnostici (primi eretici cristiani che credevano che la materia è male e lo spirito è bene) era un simbolo della divinità universale. La distruzione del Serapeo di Alessandria da parte di Teofilo, il patriarca di Alessandria, e dei suoi seguaci nel 391 ce – insieme all’obliterazione di altri templi pagani (il tutto con l’incoraggiamento dell’imperatore Teodosio I) – segnò il trionfo finale del cristianesimo non solo in Egitto ma in tutto l’Impero Romano.

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