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They Say It’s Your Birthday: Harriet Wheeler dei Sundays

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They Say It’s Your Birthday celebra il giorno speciale di un artista con cover delle sue canzoni. Lascia che qualcun altro faccia il lavoro per un po’. Buon compleanno!

Tanti auguri a Harriet Wheeler, cantante e co-cantautrice della band alternativa degli anni ’90, The Sundays. La voce angelica della Wheeler e la sua presenza discreta sono sempre sembrate il veicolo perfetto per i testi a volte diabolici della band.

Parte di ciò che rendeva la Wheeler così convincente come scrittrice e cantante era che mescolava i testi bizzarri e sorridenti con un senso più oscuro di qualcosa che si stava rompendo. “L’unica cosa che ho sempre voluto dire era sbagliata, era sbagliata, era sbagliata”, proclama nel loro più grande successo, “Here’s Where the Story Ends”. Questa era una musica simile a quella degli Smiths, nella sua sfacciataggine; persino il loro lavoro di chitarra jangly suonava come Johnny Marr. (Non che i Sundays fossero derivativi: provate a immaginare Morrissey che fa una cover di “Wild Horses” – i Sundays lo fecero, e ne fecero un successo). E’ anche vero che i Sundays sapevano essere spensierati e vivaci come chiunque altro – ascoltate la loro hit di fine anni ’90, “Summertime”.

Il contegno modesto e senza pretese della Wheeler, sia sul palco che nei loro video, contrastava con molti progetti femminili degli anni ’90, che tendevano a drammatizzare le loro personalità (spesso con risultati fantastici, come nel caso di Bjork o Sinead O’Connor, ma non sempre). I Sundays non volevano niente di tutto ciò. La loro vena indipendente significava anche che pubblicavano nuovo materiale alle loro condizioni e secondo i loro tempi – una benedizione mista per i loro fan, forse, che presto diventarono affamati di altra musica.

Prolifico i Sundays non erano. Hanno prodotto solo tre album nei loro dieci anni di attività – più una passeggiata che una corsa, in realtà. “Va benissimo dormire su una sedia da lunedì a sabato”, cantava beffardamente Wheeler nel loro primo album. Il perfezionismo era un altro ostacolo, e la Wheeler (con il compagno David Gavurin) scrisse anche di questo tipo di paralisi.

La coppia timida della stampa non annunciò mai nulla sullo scioglimento o sulla pausa. Ma mentre gli anni passavano senza materiale nuovo in arrivo, il titolo del loro ultimo album cominciò a suonare come un suggerimento inquietante: Static and Silence. La storia è finita lì?

Difficile dirlo con questa band solitaria. Il mondo dovrà aspettare e vedere. Nel frattempo, ci sono tre album senza tempo da riascoltare, e un sacco di belle cover per ricordarli.

The Sundays – Wild Horses (Rolling Stones cover)

Questa canzone rientra sicuramente nella categoria dei classici: la suonano gruppi bluegrass, gruppi reggae e rocker da arena. Persino gli Stones la suonano ancora. Il remake dei Sundays potrebbe essere l’unica cover nella categoria “dream pop”.

Il gruppo non ha pubblicato “Wild Horses” come traccia dell’album all’inizio, ma come lato B di “Goodbye”, il primo singolo del loro secondo album, Blind. Il lato A ha funzionato in modo rispettabile, ma è stata la cover a decollare davvero. La band la aggiunse alla versione americana di Blind, e presto “Wild Horses” comparve nelle colonne sonore di TV e film. L’interpretazione dei Sundays compete con i due più grandi successi della band, “Summertime” e “Here’s Where the Story Ends” in termini di popolarità.

Sarah Jarosz – Can’t Be Sure (The Sundays cover)

Sarah Jarosz affronta il singolo di debutto dei Sundays, sostenuta da strumentisti stellari come Noam Pikelny e Chris Thile. Jarosz è lei stessa un picker di prim’ordine, ma Thile sembra averle rubato l’ottava mandolina per questo numero. Lei riversa tutto nella voce, dimostrandosi all’altezza dell’originale delicato ma svettante di Wheeler. Non si può essere sicuri di trovare una cover migliore di questa canzone.

Jasmine Thorpe – Here’s Where the Story Ends (The Sundays cover)

Questa cantante potrebbe diventare la prossima Sarah Jarosz? Beh, come potrebbe essere possibile, quando lei stessa dice di essere Harriet Wheeler? In verità, non abbiamo bisogno che lei sia qualcun altro oltre a quello che è: la talentuosa Jasmine Thorpe. Non cambierei nulla di questa performance, con la possibile eccezione dei calzini di suo padre. Il suo ad-lib alla fine è perfetto: “I think that went rather well.”

Questi due hanno un’altra cover di The Sundays, e rifacimenti altrettanto affascinanti di Blondie, Led Zeppelin, e altri artisti di molto prima del tempo di Jasmine. Fa anche alcune cover di quelli di una generazione più vicina alla sua età, come Taylor Swift e Katy Perry. È sempre buona musica vivace da questi due, e la buona vecchia eccentricità britannica al suo meglio (nel caso di Danny, il padre di Jasmine).

Tin Tin Out – Here’s Where the Story Ends (The Sundays cover)

Per il periodo in cui i Sundays stavano facendo il loro ultimo tour a supporto del loro ultimo album, Tin Tin Out stava cavalcando in alto nelle classifiche con il loro remake del primo successo dei Sundays. Hanno introdotto una bella sezione d’archi nell’arrangiamento, ma è stato l’elemento percussivo che più probabilmente si è connesso con i frequentatori dei club dell’epoca.

Ben Myers – When I’m Thinking About You (The Sundays cover)

I Sundays erano in pensione (se è così che la chiamiamo) da oltre 15 anni quando Ben Myers li ha scoperti. La sua voce è duttile e soul, e il suo lavoro di chitarra è pulito e nitido. Affronta una canzone tenera con facile sicurezza. È anche una canzone difficile, in cui Wheeler spazia dal registro alto ai toni bassi nella stessa misura. Myers la affronta in un modo meno dinamico, ma consegna comunque l’emozione. Il testo si riferisce al piacere che viene quando nessuno si sforza troppo. Ben Myers capisce questo sentimento.

Jenny Owen Youngs – Monochrome (The Sundays cover)

Ecco un altro artista troppo giovane per operare per nostalgia quando copre i Sundays: Jenny Owen Youngs (di cui abbiamo già scritto). Come la canzone scelta da Ben Myers, “Monochrome” è una canzone difficile da coverizzare, dato il calisthenics vocale necessario per fare qualcosa di simile all’originale. La Wheeler non era una che si metteva in mostra; le sue canzoni richiedevano solo una voce che potesse salire. La sua voce poteva librarsi senza sforzo senza attirare l’attenzione su di sé, e lo stesso si può dire di Jenny Owen Youngs. Anche lei ha degli originali forti. E in termini di cover mostra un gusto molto ampio. Si può sentire la Youngs coprire Nelly e una o due canzoni di Johnny Cash nel suo modo coinvolgente, così come altri artisti.

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