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In che modo questa definizione ci è utile?

In un prossimo post, esploreremo ulteriormente come la definizione di “standard di cura” sia intrecciata alla definizione legale di “malpractice medica”. Per oggi, però, considera che la nozione che lo “standard di cura” è “ciò che un professionista ragionevole farebbe in circostanze uguali o simili” diventa parte della lente attraverso la quale vedi i tuoi colleghi e il tuo lavoro.

Troppo spesso, noi medici esprimiamo frettolosamente un giudizio sui colleghi medici e infermieri o su noi stessi dopo l’esito negativo di un paziente o in seguito a un errore medico. Lo so perché l’ho fatto io stesso.

Accettiamo di smettere. Oggi.

Ricordiamoci che “circostanze uguali o simili” può significare calma, calma e raccolta, o può significare un’infermiera che tenta di far funzionare due pompe di nuova concezione mentre simultaneamente mescola un pressore con un’etichetta troppo simile a quella di un antiaritmico nel bel mezzo di un codice nel mezzo della notte dopo che due infermiere hanno dato l’allarme in quell’unità. Può significare prendersi cura in una crisi di un paziente con una grave patologia di base non diagnosticata in precedenza, pur sapendo che questo paziente frequenta la scuola di tuo figlio o subito dopo aver dato una notizia terribile al paziente e alla sua famiglia in due stanze. Può significare trovarsi di fronte al paziente con la rara presentazione della rara condizione nel bel mezzo di una clinica affollata, proprio il giorno dopo che un caro amico è morto o il tuo diciassettenne ha distrutto la macchina mentre guidava ubriaco.

Concesso, il sistema legale non fa, non può, e probabilmente non dovrebbe concentrarsi su molti di questi dettagli apparentemente estranei. Questo non è un motivo per cui noi non possiamo farlo. Chi saprà meglio di noi cosa significa trovarsi in quelle “stesse o simili circostanze”? Nessuno, ecco chi.

Ci dobbiamo reciprocamente un’educazione dopo un brutto evento, ma non ci dobbiamo anche generosità e sostegno? Facciamolo diventare il nostro “standard di cura” comune per l’altro. Forse amore e sostegno possono essere ciò che ogni professionista ragionevole fornisce a un collega che si trova da qualche parte nel mezzo del tentativo di capire se avrebbe dovuto o non avrebbe dovuto fare qualsiasi cosa abbia fatto o non abbia fatto, grande o piccola, nelle sue particolari “circostanze uguali o simili”.

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