Lavori
Nel febbraio 1584 fu invitato da Fulke Greville, membro della cerchia di Sidney, a discutere la sua teoria sul movimento della Terra con alcuni medici oxoniani, ma la discussione degenerò in un litigio. Pochi giorni dopo iniziò a scrivere i suoi dialoghi italiani, che costituiscono la prima esposizione sistematica della sua filosofia. Ci sono sei dialoghi: tre cosmologici sulla teoria dell’universo e tre morali. Nella Cena de le Ceneri (1584), non solo riafferma la realtà della teoria eliocentrica, ma suggerisce anche che l’universo è infinito, costituito da innumerevoli mondi sostanzialmente simili a quelli del sistema solare. Nello stesso dialogo anticipò il suo collega astronomo italiano Galileo Galilei sostenendo che la Bibbia doveva essere seguita per il suo insegnamento morale ma non per le sue implicazioni astronomiche. Inoltre criticò fortemente le maniere della società inglese e la pedanteria dei medici oxoniani. Nel De la causa, principio e uno (1584; Concerning the Cause, Principle, and One) elaborò la teoria fisica su cui si basava la sua concezione dell’universo: la “forma” e la “materia” sono intimamente unite e costituiscono l'”uno”. Così, il tradizionale dualismo della fisica aristotelica fu ridotto da lui a una concezione monistica del mondo, che implica l’unità di base di tutte le sostanze e la coincidenza degli opposti nell’unità infinita dell’Essere. Nel De l’infinito universo e mondi (1584; Sull’infinito universo e mondi), sviluppò la sua teoria cosmologica criticando sistematicamente la fisica aristotelica; formulò anche la sua visione averroistica del rapporto tra filosofia e religione, secondo la quale la religione è considerata come un mezzo per istruire e governare gli ignoranti, la filosofia come la disciplina degli eletti che sono in grado di comportarsi e governare gli altri.
Lo Spaccio de la bestia trionfante (1584; La cacciata della bestia trionfante), il primo dialogo della sua trilogia morale, è una satira sulle superstizioni e i vizi contemporanei, che incarna una forte critica all’etica cristiana – in particolare al principio calvinista della salvezza per sola fede, al quale Bruno oppone una visione esaltata della dignità di tutte le attività umane. La Cabala del cavallo Pegaseo (1585; “Cabala del cavallo Pegaso”), simile ma più pessimista dell’opera precedente, include una discussione sulla relazione tra l’anima umana e l’anima universale, concludendo con la negazione dell’assoluta individualità della prima. Nel De gli eroici furori (1585), Bruno, facendo uso di immagini neoplatoniche, tratta il raggiungimento dell’unione con l’infinito da parte dell’anima umana ed esorta l’uomo alla conquista della virtù e della verità.
Nell’ottobre 1585 Bruno tornò a Parigi, dove trovò un’atmosfera politica mutata. Enrico III aveva abrogato l’editto di pacificazione con i protestanti e il re di Navarra era stato scomunicato. Lungi dall’adottare una linea di comportamento prudente, tuttavia, Bruno entrò in polemica con un protetto del partito cattolico, il matematico Fabrizio Mordente, che ridicolizzò in quattro Dialogi, e nel maggio 1586 osò attaccare pubblicamente Aristotele nel suo Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos (“120 articoli sulla natura e il mondo contro i peripatetici”). I Politiques lo sconfessarono, e Bruno lasciò Parigi.
Andò in Germania, dove vagò da una città universitaria all’altra, tenendo conferenze e pubblicando una varietà di opere minori, tra cui gli Articuli centum et sexaginta (1588; “160 articoli”) contro i matematici e i filosofi contemporanei, in cui esponeva la sua concezione della religione – una teoria della coesistenza pacifica di tutte le religioni basata sulla comprensione reciproca e sulla libertà della discussione reciproca. A Helmstedt, tuttavia, nel gennaio 1589 fu scomunicato dalla chiesa luterana locale. Rimase a Helmstedt fino alla primavera, completando opere di magia naturale e matematica (pubblicate postume) e lavorando a tre poemi latini – De triplici minimo et mensura (“Sulla triplice minima e misura”), De monade, numero et figura (“Sulla monade, Numero e Figura”, e De immenso, innumerabilibus et infigurabilibus, che rielaborano le teorie esposte nei dialoghi italiani e sviluppano il concetto di Bruno di una base atomica della materia e dell’essere. Per pubblicarli, si recò nel 1590 a Francoforte sul Meno, dove il Senato respinse la sua richiesta di soggiorno. Ciononostante, prese la residenza nel convento delle Carmelitane, dando lezioni ai medici protestanti e acquisendo la reputazione di essere un “uomo universale” che, pensava il priore, “non possedeva una traccia di religione” e che “era principalmente occupato nella scrittura e nell’immaginare vane e chimeriche novità”.